La storia dell'Antoniano a Napoli

...dalle origini fino ad oggi

L'Antoniano nacque nel1947 in una Napoli devastata dalla guerra. C'erano per le strade tanti e tanti orfani, poveri e bisognosi. Erano quelli che Sant'Annibale amava più di tutti.

Erano "gli ultimi".   Erano quelli per cui valeva la pena di metter su una grande   "casa di accoglienza".  Giungevano da ogni parte della Città e della Provincia, bisognosi di cure ed affetto.

Un ammasso di rovine causate dai bombardamenti aerei, avevano reso invivibile una antica villa sulla collina diCapodimonte ed in quel luogo giunsero quattro sacerdoti Rogazionisti, armati di tanta pazienza e buona volontà e pronti a seguire le orme del fondatore Sant'Annibale Di Francia.

Sant'Annibale soleva vedere in ogni cosa, anche nella più piccola, un grande beneficio di Dio e insegnava  a ripetere:  "Grazie O Signore, Quanto è grande la Vostra Bontà". E fu con questo spirito che i religiosi, iniziarono i lavori per rendere quelle mura sicure e vivibili.

I padri che vennero ad aprire quest'Istituto furono Padre Luca Appi che ne fu anche il primo Direttore (qui nella foto a destra in compagnia del P. Generale P. Tusino), Padre Luigi Amato e Fr.llo Giuseppe Bongiovanni. Si guardarono intorno, andarono a bussare alle porte dei vicini (si fa per dire) per raccogliere stoviglie, sedie, biancheria, posate ecc. Mancava tutto, ma di certo non mancavano entusiasmo e fede.

Così, a poco a poco prese vita un'opera che a sessanta anni dalla sua fondazione  accoglie ancora ragazzi bisognosi e disagiati della metropoli partenopea. Il giorno 19 Marzo del 1947, si aprì ufficialmente la casa, con grande soddisfazione del Padre Filippo Donvito, che per primo  individuò in quelle rovine una casa per poveri. L'Istituto fu inaugurato il 19 Marzo, eleggendo così San Giuseppe come Patrono della casa.

Posta sulle pendici della contrada Scudillo, la Villa del Balzo dove l’Istituto Antonino ha immesso la propria sede, è una delle bellezze inesplorate e forse, ancora nascoste, del territorio napoletano. La Villa del Balzo rappresenta uno degli esempi più significativi della maestosità, della gloria e della signorilità della casata borbonica. Al tempo della sua costruzione, la villa era immersa in vegetazione verdeggiante dai profumi freschi ed un’aria costante di primavera. La costruzione sembrava essere inscritta in una cornice paradisiaca e quasi spirituale, per la bellezza e l’immensità semplice e composta. La collina su cui era posta scende ancor’oggi sinuosa verso il mare, ed è accompagnata da pendii dolci su cui si posano quasi a raggiera, appezzamenti di terreno a terrazzamento, un tempo coltivati dai contadini del luogo.

Accanto a questa struttura si erge una costruzione semplice, di bianco marmo candido, una chiesetta decorata di due colonne di granito e sulla cui facciata si leggono le seguenti iscrizioni:

A sinistra: Isabella di Borbone regina delle due Sicilie, celebre reggente, afflitta da una malattia difficile, per il recupero delle forze dopo aver perso le speranze, promise di costruire un tempio alla Madre di Dio nell’anno di Dio 1847.  

A destra: Alla Beata Vergine Maria Madre di Dio da parte di Isabella di Borbone Regina per la sua salute ripristinata, la quale assolve così al suo voto dedicandole questo tempio nell’anno di Dio 1847.

Già da queste iscrizioni si comprende il motivo della costruzione del Tempietto e perché questo fu dedicato alla Vergine Maria. La storia di questo tempietto è affascinante quanto poco conosciuta. Dalle fonti storiche, infatti, si comprende che la Regina Elisabetta di Borbone fu colpita da una malattia, probabilmente il colera che imperversava su Napoli, negli anni compresi tra il 1847 (anno di costruzione della cappella) e il 1939 anno in cui si trasferì nella Villa del Marchese del Balzo, suo consorte in seconde nozze dopo Federico I. La cappella, con ogni probabilità non doveva possedere ancora le fattezze dell’attuale costruzione, poiché ella fu addobbata solo in un secondo momento.

Questo si evince dall’iscrizione posta nella parte posteriore della struttura in una lapide fatta produrre dal Duca del Balzo per grazia ricevuta dalla Vergine sulla sua seconda consorte Giulia Carpigani, la quale, sarebbe stata affetta da un morbo, con ogni probabilità lo stesso colera che aveva colpito la Regina Isabella qualche decennio prima, per poi essere risparmiata dalla Vergine.Tale iscrizione, al tempo dell'acquisto della villa da parte dei Padri Rogazionisti, era posta nel frontone principale della chiesa, subito sopra la posta d'ingresso e la lunetta con rosone, poi spostata nella parte superiore durante i lavori di restauro del tempietto borbonico. Sulla lapide si riporta la seguente iscrizione:

Elisabetta di Borbone Regine delle due Sicilie, fu chiamata a dare fondamento esteriore (a questa Chiesa) facendola abbellire per metà. La chiesa fu completata nell’anno 1871 dal Conte Francesco Del Balzo per la recuperata salute di sua moglie Giulia Carignani.

La chiesa borbonica, anche denominata dai padri dell’Istituto Antonino di Napoli tempietto borbonico, è ancora oggi centro nevralgico della vita religiosa dell’istituto, qui si svolgono le sante messe per i nostri sostenitori e si continua a portare avanti la devozione per la beata Vergine Maria, testimone secolare della grande spiritualità con cui fu eretta la costruzione.